O la odi o la ami La "Statua violata". Si perché quella statua posta in un angolo verde all’ingresso della galleria San Martino, sembra aver diviso i cittadini. L’opera d’arte in bronzo, dell’anconetano Floriano Ippoliti, vuole essere un simbolo contro ogni forma di violenza di genere, in particolare contro la violenza sulle donne. Sulla targa ai piedi della statua la scritta: «Il rispetto è un diritto sempre». Ma come può una statua con un valore così importante e condiviso creare polemiche? L’opera raffigura una donna che ha subito una violenza sessuale. Di fronte a questo lei reagisce con determinazione, in posizione eretta, con una borsa in mano, sguardo alto, quasi in atteggiamento di sfida. Così l’ha voluta l’autore, che auspica anche che l’atteggiamento della donna sia un monito verso quei troppi casi in cui non si denunciano i fatti di violenza, troppo spesso costretti nell’omertà familiare.
Un atteggiamento, quello della signora in bronzo, che non è piaciuto a tutti. I commenti si sono inseguiti sui social network. C’è chi ha parlato di mancanza di decenza. Chi ha detto che «una donna nuda non ha voglia di rialzarsi», come se l’arte fosse cronaca di un evento. C’è chi non ci vede la violenza . C’è chi ha semplicemente dato il suo giudizio estetico sull’opera. Quel che è certo è che è un’opera che è stata ben accolta dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha fatto della lotta alla violenza di genere un suoi cavallo di battaglia. Proprio ieri ha colto l’occasione per ribadire che lotterà «perché si approvi in tempi rapidi una legge contro il femminicidio e siano ripristinati i fondi per le case rifugio, i centri d’ascolto e quelli antiviolenza».
Altra questione è quella dei soldi spesi. Si riesce a fare polemica anche su questo. Qualcuno ha subito puntato il dito contro la politica che avrebbe dovuto usare quei soldi in altro modo, magari per sistemare l’asfalto della strada sotto casa propria. E’ evidente che non si conoscono le cose. Quei soldi sono arrivati in primis dallaCommissione Pari Opportunità della regione Marche, soldi vincolati ad opere che riguardano il tema delle pari opportunità. Per capirci. Non si sarebbero potuti usare per rifare le strade o recuperare un palazzo in dissesto: non sono pari opportunità queste. L’alternativa sarebbe stato il solito convegno contro la violenza. Per carità, eventi importanti. Ma per una volta che nella città dorica si arriva a creare una statua simbolo. Per una volta che si arricchisce un angolo di città. Per una volta che si può dire di avere un’opera che, per sempre, “colpirà” cittadini e turisti con la sua sfrontatezza non violenta. Noi ci lamentiamo. In più hanno partecipato alla spesa anche il Corecom, alcune associazioni femminili che si sono auto tassate e una famiglia privata che ha sposato la causa. Non vi sono certo margini per conti da ragioniere dunque.
Poi c’è chi grida allo scandalo perché la statua mostra il seno e le gambe nude. Si perché la donna violentata ha le vesti strappate. «Ostentazione!» Ma di cosa? Evidentemente c’è ancora qualcuno che pensa che la cosa migliore per rispettare le donne sia coprire la loro bellezza fisica. Forse per qualcuno era meglio che la donna della statua avesse una bella tutta da ginnastica addosso.
C'è anche chi simpaticamente ci ha visto un avatar nella statua. Il colore è dato da alcuni acidi usate dall'artista sul bronzo, che danno questa tonalità di verde molto particolare. Il motivo? Secondo Ippoliti è una tecnica che, col tempo, porterà la statua ad avere un colore più naturale assorbendo tutte le sostanze trasportate dall'aria intorno alla statua. Una sorta di metodo attraverso cui questa diventa una spugna che assorbe l'ambiente che la circonda.
Meglio andare oltre ed essere contenti di essere tra le prime città in Italia ad aver mandato un segnale potente contro la violenza di genere. Un segnale a costo zeroper il Comune. Per fortuna quella statua ci ricorda che gli uomini potranno usare violenza con tutte le donne del mondo ma queste non si piegheranno mai. Forse qualcuno avrebbe preferito la statua di una donna accasciata per terra e terrorizzata perché rispecchierebbe di più la realtà. Quella si che sarebbe stata la mortificazione delle donne.
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