Su “Violata”, in risposta alla nota del 4/4/13
della Commissione Pari Opportunità della Regione Marche
Alla cortese attenzione:
Adriana Celestini
Presidente Commissione Pari
Opportunità della Regione Marche
Antonietta Masturzo e Margherita Mencoboni
Vice Presidenti Commissione
Pari Opportunità della Regione Marche
OGGETTO: Su “Violata”,
in risposta alla nota del 4/4/13 della Commissione Pari Opportunità della
Regione Marche
Ancona, 05/04/2013
In riferimento alla vostra
nota del 04/04/2013, della quale abbiamo avuto notizia attraverso la stampa,
dato che non ci è neanche stata inviata in cortese risposta alla lettera di
presentazione della petizione che vi abbiamo indirizzato, constatiamo con
rammarico che nessuna
delle nostre argomentazioni e richieste è stata minimamente considerata.
Nessuna risposta precisa alle
nostre obiezioni è stata fornita, al di là del fermo rifiuto di ricollocare la
scultura secondo le nostre proposte concrete, rispettose e costruttive:
spostarla in una sede museale più idonea a ospitarla, eliminare il riferimento
alla denuncia della violenza di genere - che evidentemente la statua non riesce
a simboleggiare adeguatamente - bandire un concorso di idee aperto alle scuole
e alla cittadinanza per coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti
nella riflessione sul tema.
Riscontriamo invece una chiusura totale al confronto con i tantissimi
cittadini che dissentono dalla vostra decisione, un’indisponibilità all’ascolto
delle critiche che abbiamo avanzato nella nostra letteraufficiale, un arroccarsi poco lungimirante e
inattuale sulle proprie
posizioni.
Ne prendiamo atto, insieme
all’accusa francamente risibile di presunta “intolleranza culturale”: si fa di
nuovo presente, infatti, che la petizione è stata sottoscritta, oltre che da
semplici cittadini, da numerosi artisti, scrittori, giornalisti, professionisti
dell’editoria, docenti universitari di chiara fama, insieme a esponenti
politici e rappresentanti delle Pari Opportunità attivi localmente e in tutta
Italia.
Se intolleranza culturale c’è
in questa vicenda, non è certo da parte nostra, ma da parte di chi si dimostra
impermeabile al parere di ormai oltre
1000 cittadini di Ancona, delle Marche e di tutta
Italia (ricordando inoltre che la petizione resta aperta e procede).
Ci chiediamo a cosa valga
parlare genericamente di “cultura del rispetto” – rispetto di cui è intrisa la lettera
che vi abbiamo inviato, nei confronti vostri, del tema trattato, dell’artista e
anche dell’opera in questione - quando l’opinione e le ragioni di migliaia di
cittadini vengono poi completamente ignorate e bollate come “polemiche fine a
se stesse”.
Constatiamo inoltre con
disappunto che si persiste nel
banalizzare le ragioni, radicate invece in un terreno solidissimo di cultura e
civiltà, della nostra protesta: spostando l’attenzione ancora una volta
solo sulle nudità in quanto tali e sull’esposizione del corpo che non sarebbe,
secondo quanto da voi affermato, “culturalmente rilevante”, e riducendo la
portata della nostra protesta a una mera disputa tra le posizioni di chi
ha preso parte all’iter di approvazione della scultura.
A questo proposito
facciamo notare, contrariamente a quanto affermato, che la stragrande maggioranza dei
cittadini firmatari della petizione non ha mai avuto modo di partecipare né di
operare alcuna scelta sull’acquisizione della statua e sulla sua collocazione pubblica in
quanto messaggio di riflessione sul tema della violenza contro le donne.
Concordiamo sull’affermazione
che il corpo non vada mai negato né rimosso, in quanto parte dell’essere donna.
Ma proprio per questo non può essere strumentalizzato, piegato a qualsiasi
narrazione: la sua esposizione non deve essere mai forzata e non può diventare
l’unico luogo di confronto per affrontare un tema così urgente e doloroso.
Dispiace e atterrisce più di
ogni altro aspetto,però, la
mancanza del benché minimo cenno a una parola di scuse nei confronti di tutte
quelle donne vittime d iviolenza che si sono sentite offese dal risultato
finale della vostra iniziativa. Prendiamo atto che nella vostra nota si
ribadisce solo l’auto-difesa di una posizione e non c’è nessuna dichiarazione
di vicinanza, nessuna manifestazione di com-passione per la tragedia che hanno vissuto
queste donne e che la vostra iniziativa non contribuisce in nessun modo a
risarcire a livello culturale, costituendo anzi, agli occhi delle
moltissime persone che hanno aderito alla petizione, un messaggio inutile
e fuorviante, se non dannoso.
Nella nota affermate infatti
che “occorrerà ancora tempo per valutare l’efficacia del messaggio che lancia
la statua”: evidentemente il
messaggio non è così chiaro ed efficace se necessita di “tempo” per poterne
valutare il risultato. E intanto, a quante distorsioni potrà essere
sottoposto?
A questo proposito
preannunciamo, data la dichiarata volontà di non procedere al ricollocamento
della scultura e di avviare un percorso comune di confronto a partire dalle
proposte presentate, la nostra intenzione di adottare
“Violata”. Se su suolo pubblico, in quanto simbolo pubblico, dovrà restare,
allora della donna che essa rappresenta ci prenderemo cura noi.
La animeremo con
pensieri, gesti, manifestazioni artistiche di tutte le persone che credono
nell’importanza della causa che stiamo portando avanti e che vogliono
contribuire a farne davvero un simbolo condiviso.
Se “Violata”, da sola, non
riesce a trasmettere il messaggio per cui è stata commissionata, allora ci
impegneremo, da cittadini, perché si raggiunga lo scopo in cui finora si è
fallito. Così che da questa
sfortunata vicenda possiamo perlomeno trarre il vantaggio di stimolare
seriamente una riflessione sul tema.
Liquidare il nostro dissenso
costruttivo affermando pubblicamente che chi nella statua vede altro dal
rispetto "è una persona che va curata”, che "si sta perdendo tempo su
una cosa inutilmente. Un simbolo è un simbolo, può piacere o non piacere” ci
spinge a questo punto a riflettere
non solo sulla necessaria adeguatezza dei messaggi e dei simboli culturali
condivisi, ma prima ancora su quella di coloro che dovrebbero rappresentarci.
Noi vi salutiamo qui, con la
sola speranza, a questo punto, che i
candidati sindaci alle prossime elezioni vorranno riprendere le fila della
discussione che abbiamo
infruttuosamente tentato di avviare con voi, a partire dall’ascolto e dalla
considerazione delle proposte che abbiamo avanzato e che non sono state da voi
raccolte e, men che meno, discusse.
Questa triste pagina di
politica, ve lo assicuriamo, Ancona non la dimenticherà. I tantissimi cittadini
residenti che hanno sottoscritto la petizione e che non hanno trovato presso di
voi alcun ascolto o considerazione non dimenticheranno. L’opinione pubblica
nazionale non dimenticherà.
Cordialmente,
LE PROMOTRICI DELLA PETIZIONE
Cristina Babino
Alessandra Carnaroli
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