In merito alla discussa
questione ' statua 'Violata' dell'artista Floriano Ippoliti come se non ora
quando ancona- comitato 13 febbraio dichiariamo quanto segue: non è il valore
artistico dell'opera in discussione quanto il messaggio che essa avrebbe il compito
di veicolare. La Regione Marche e la Commissione Pari Opportunità hanno infatti
affermato di averla acquistata (con fondi in prevalenza pubblici e in parte
privati) per voler lasciare un segno tangibile del proprio impegno nella lotta
alla violenza contro le donne e scegliendo quest'opera perché rappresentativa
della violenza subita ma anche della volontà di rialzarsi e reagire. La statua
non esprime però, secondo noi, il senso e le verità delle donne circa la
violenza di genere; anzi, rischia di inquinare l'informazione che di essa da
anni si cerca di dare, e che è così difficile fare entrare nella cultura del
nostro paese, restituendo una immagine falsata dei luoghi e dei metodi della
violenza, dello stato d'animo delle vittime e del loro futuro per lo più
vissuto in uno stato di prostrazione (che a volte conduce al suicidio), di
annientamento sociale e di totale umiliazione. Inoltre la maggior parte delle
violenze non avviene in strada (come la statua con borsetta sembrerebbe
indicare) ma tra le pareti domestiche e non sono violenze sessuali (come sempre
la statua sembra volerci fare intendere) ma percosse, pure e semplici, ed
infinite violenze psicologiche e molestie di ogni genere. L'identikit della
vittima è inoltre quello di una donna dai 16 ai 70 anni che difficilmente
vediamo rappresentata nella figura dalle forme procaci scolpita da Ippoliti e
della quale sinceramente non capiamo le abbondantemente esposte nudità, che
consideriamo gratuite ed oggettivamente offensive a prescindere dalla volontà dell'autore
sicuramente in buona fede. Tale rappresentazione del corpo delle donne finisce
ad essere perfettamente in linea con quegli stereotipi femminili contro i quali
ci battiamo quotidianamente. Ciò detto dobbiamo rendere conto, come se non ora
quando ancona-comitato 13 febbraio della presenza della nostra firma (inglobata
con altri territori nella dicitura "comitati SNOQ delle Marche") sul
basamento della statua. Siamo state convocate e coinvolte dalla Pari
Opportunità regionale nella iniziativa che prevedeva la posa di un'opera sulla
violenza di genere collegata ad un convegno al quale parimenti eravamo invitate
a partecipare. L'opera ci è stata mostrata solo mediante una fotocopia PARZIALE
del calco in gesso, parte anteriore. Siamo state superficiali: non abbiamo
chiesto di vedere l'intera opera, da ogni suo lato, per valutare la nostra
adesione. Non lo abbiamo fatto e questa è stata una grave mancanza. Ma non è
vero - come invece è stato detto - che l'opera fosse stata fatta visionare a
tutte le associazioni e che ci siano state 'numerose' riunioni preparatorie
dell'evento. Le riunioni alle quali siamo state invitate sono state due e
l'ordine del giorno era la preparazione del convegno. Il nostro comitato è da
anni sul campo per quel che riguarda la battaglia contro la violenza di genere.
Mettiamo in gioco non solo le nostre persone ma anche numerose ed approfondite
competenze, anche professionali. Quello che ci auguriamo è che questa vicenda
non chiuda il dialogo su questa che è una emergenza dolorosa e molto più che
'preoccupante' e che tutte le persone, le istituzioni, le personalità e
organizzazioni politiche che sono intervenute nella vicenda e nella discussione
siano per il futuro in piazza e in ogni luogo in cui si combatta questa
battaglia numerose e appassionate come le abbiamo viste in questa circostanza.
Ci auguriamo che la Regione raccolga l'invito (da molti sostenuto) di rimuovere
l'opera per collocarla in sede più consona e disgiunta dal citato messaggio
sociale; se questo non fosse possibile gradiremmo trovare una formula che
consenta la rimozione della nostra firma dal basamento.
Giuliana Brega Rosini
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